Intervista a Sergio Bianchi, Direttore Confservizi Piemonte – Valle d’Aosta
Di Emanuele Martinelli e Martina Ginasi
Le utility sempre più si posizionano oggi come hub d’innovazione, in dialogo con cittadini e Pubbliche Amministrazioni, in grado di avviare processi virtuosi per il cambiamento e miglioramento dei propri territori di pertinenza. La rete di Confservizi Piemonte-Valle d’Aosta ha certamente favorito questa evoluzione.
L’associazione mette oggi a sistema gli interessi di 90 imprese di pubblico servizio con circa 14mila addetti; siamo consapevoli di rappresentare un importante presidio industriale e un avamposto volto a migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle imprese con cui quotidianamente ci relazioniamo. Un ruolo che si muove su uno spettro locale e spesso regionale ma che mantiene uno sguardo costante sulle migliori pratiche a livello nazionale. Per fare questo cerchiamo di cogliere le istanze dei nostri soci per declinarle in attività di ricerca e disseminazione nei 4 settori da noi rappresentati: ambiente, acqua, energia e trasporto pubblico locale. Le esigenze che emergono nel tempo e le soluzioni adottate si trasformano in conoscenza diffusa che diventa patrimonio di enti sia locali che nazionali.
A Ecomondo, all’interno dello spazio Smart Utility Hub, il Coordinamento Confservizi Nord Italia esprimerà tutta la sua ricchezza di contenuti; un’esperienza che dopo un anno dalla sua nascita ha già portato risultati di rilievo.
Il progetto prese il via nel 2018 con la costituzione di Confservizi Nord Ovest a cui nel tempo si è unito il panel di coordinamento delle politiche del Nord Est, che fa riferimento a Veneto e Friuli Venezia Giulia. A Ecomondo celebreremo quindi il primo anno di vita del Coordinamento Confservizi Nord Italia che ha da subito posto l’accento sul tema formazione e crescita di competenze dei propri soci; in questo contesto il rapporto con il Fondo Fonservizi si è rivelato nel tempo estremamente prolifico considerato che le aziende operanti nella macro area del coordinamento rappresentano il 50% della domanda dei finanziamenti a livello nazionale.
Gli strumenti all’interno del Fondo ci consentono quindi di mettere a terra attraverso un costante trasferimento di conoscenza, il patrimonio che altrimenti sarebbe rimasto esclusivamente all’interno dei Centri di Ricerca, trasformando così i saperi in formazione specifica. In questo modo si alza sempre più il livello culturale dei nostri associati e quindi del dibattito stesso. Un modo peraltro per non aumentare il gap di conoscenza tra i nostri associati, consentendo a grandi e piccole realtà di godere delle stesse opportunità di interlocuzione e soprattutto di operare a ogni livello territoriale secondo criteri, procedure e tecnologie avanzate.
Ha toccato un punto fondamentale quando si parla di servizi di pubblica utilità: la disomogeneità del nostro Paese, fatto di aree metropolitane così come di aree remote, ne costituisce la ricchezza e il limite al tempo stesso. Piemonte, Val d’Aosta e Liguria rappresentano tre regioni paradigmatiche da questo punto di vista, con contesti così verticali che necessitano di interventi mirati, customizzati.
In effetti da questo punto di vista non ci facciamo mancare niente! Certamente rappresentiamo un corpo intermedio in grado di aprire un proficuo confronto tra chi per esempio ha problemi di spopolamento o presenta carenze nella qualità del servizio per eccessiva industrializzazione della propria zona di competenza.
Prendiamo il caso del Piemonte per quanto concerne la gestione rifiuti; all’interno della regione stessa si esprimono complessità di diversa natura, con zone turistiche montane in particolare che subiscono dei picchi stagionali a cui fanno da contraltare periodi di quasi totale spopolamento. Trovare un equilibrio in questo caso, anche in termini di regime tariffario in grado di gestire entrambe le situazioni, non è cosa semplice, e comunque va garantito un servizio congruo. Tra i compiti dell’associazione vi è quello tra gli altri di trovare un’interlocuzione fertile con il regolatore, a cui si presenteranno adeguate istanze per rendere sostenibile il servizio in ogni condizione. Inoltre, rimanendo sul tema rifiuti, la coesione e il coordinamento sono fondamentali in quanto è ormai noto che transitando di regione in regione, intrattenere relazioni proficue e costruttive soprattutto con territori contigui diventa indispensabile.
PNRR e Utility, un rapporto che ha espresso in molti casi capacità progettuali forse inaspettate. Vero è che in questo senso il Paese pare diviso in due.
Sicuramente possiamo annoverare tra le nostre aziende esempi di eccellenza nella gestione dei fondi del PNRR, con risultati tangibili i cui primi effetti si vedranno già nei prossimi mesi; per esempio in Piemonte, a inizio novembre, verrà inaugurato un cantiere per la costruzione di un acquedotto con 3 mesi di anticipo sui tempi tecnici previsti, grazie a un finanziamento di circa 40 milioni. Le capacità per mettere a terra le idee ci sono ma la quasi totalità del top management che formiamo, una volta pronto, si sposta nel settore privato, dove può godere di una maggior retribuzione con un riconoscimento adeguato delle competenze acquisite. Un processo inevitabile stante la vigente legislazione che regolamenta i compensi delle società non quotate a controllo pubblico.
Crede vi sia la possibilità di trovare maggiori sinergie tra le vostre imprese e le utility che operano nel Mezzogiorno?
Siamo senz’altro aperti alla costruzione di una rete di rappresentanza che possa condividere le nostre esperienze anche in regioni del Sud Italia; ma sappiamo che ci troviamo di fronte a un Paese diviso, con sacche di inefficienza che toccano molti servizi pubblici. Credo che il problema sia molto complesso e sia necessario avviare un nuovo percorso che prima di tutto è culturale.
Il tema dell’integrazione dei sistemi a rete è oggi molto dibattuto, anche a livello europeo; si può dire che le vostre Utility stiano avviando un processo in questa direzione o i diversi ambiti rimangono ancora molto verticali?
Si tratta senz’altro di un tema affascinante che necessita in primis di nuova visione, competenze e diversa gestione delle infrastrutture. L’utilizzo di tecnologie avanzate e in particolare dell’intelligenza artificiale sarà la vera chiave di svolta da questo punto di vista e renderà l’utilizzo dei dati molto più efficace in tutti i settori. Avere a disposizione dati incrociati provenienti da diverse fonti non solo potrà migliorare i servizi ma consentirà una miglior programmazione delle infrastrutture, degli interventi e delle manutenzioni; permettendo così di ridurre i gap temporali tra ideazione, appalto e realizzazione, ad oggi un problema di grande entità e non facile soluzione.
Avere strumenti predittivi efficaci consente di prefigurare scenari e intervenire in anticipo sui processi; si tratta di una maturazione dei sistemi da raggiungere quanto prima soprattutto in funzione delle variabili su cui bisogna oggi concentrarsi, dovute, per esempio, alle mutate condizioni climatiche.
L’ambito dei servizi di pubblica utilità favorisce l’introduzione di ricerca e sperimentazione attraendo potenzialmente studenti, start up e PMI innovative. Anche su questo punto potreste ritagliarvi un nuovo ruolo per quanto riguarda la crescita di professionalità dedicate alla sostenibilità.
Ne siamo sempre più consapevoli; da tempo abbiamo in corso una proficua collaborazione con il Politecnico di Torino e diversi centri d’innovazione e ricerca finanziati direttamente dalle nostre imprese. Competence Center con i quali operiamo in stretta sinergia favorendo corsi di specializzazione e master post laurea. La nostra regione può vantare eccellenze riconosciute non solo a livello nazionale; per esempio SMAT, gestore del servizio idrico di Torino e provincia, ha ricevuto numerosi premi proprio per l’introduzione di tecnologie all’interno dei propri processi. Fino al riconoscimento dell’acqua SMAT per usi spaziali!
Il tema comunicazione è per le utility sempre più centrale. I cittadini attraverso le vostre informazioni si formano opinioni e aumentano la propria consapevolezza.
Puntiamo decisamente a non cadere nell’errore dell’autoreferenzialità; per questo ci affidiamo per comunicare sia alle professionalità interne alle varie utility che a centri di ricerca specializzati, al fine di rendere sempre più solide le informazioni che forniamo a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’Associazione deve porsi come riferimento autorevole in grado di mostrare con trasparenza strumenti e obiettivi, da raggiungere a beneficio della collettività.
Vediamo come in Italia sia complesso fare rete, fare sistema. Per esempio, tra piccoli comuni di una stessa area il dialogo è spesso difficile, con il risultato di limitare le potenzialità che un territorio potrebbe esprime. Si tratta di un compito che culturalmente sta nelle vostre corde, e forse anche nella vostra mission.
Abbiamo accolto e favorito con grande soddisfazione le politiche interregionali di sviluppo dei servizi pubblici locali, come accennavamo all’inizio, per esempio sulla questione rifiuti. Le regioni del Nord Italia hanno connotazioni proprie ma lo scambio di esperienze e know how ha favorito non solo l’ascolto ma anche la messa a terra di progetti che sono andati a favore sia di piccoli che di grandi comuni. In prospettiva questa operazione di rete sono certo diverrà paradigma a livello nazionale. Tra comuni è più complesso per la variabile “politica” ma la nostra esperienza può benissimo esser declinata a livello di PA locali. Questo valore, essenziale nel nostro lavoro, ci consente di stare sul territorio con concretezza e visione al tempo stesso; e con questo approccio crediamo di poter creare una nuova mentalità anche tra chi deve gestire la cosa pubblica. Una responsabilità che dobbiamo prenderci tutti.