Gestori di servizi di pubblica utilità in transizione verso l’era digitale
Torniamo anche questa settimana sul tema Digitalizzazione e Utilities, riprendendo alcuni spunti della tavola rotonda moderata da Maurizio Melis di Radio24, organizzata durante la presentazione del Rapporto Utilitatis a Milano, realizzato in collaborazione con Agici.
Durante l’incontro Monica de Virgiliis, Presidente di Snam, si è soffermata sui benefici che la digitalizzazione ha portato alla sua azienda citando casi concreti: un risparmio di circa 80.000 ore di spostamenti l’anno del personale, con un aumento delle capacità qualitative e produttive, con l’introduzione di tecnologie che non hanno sostituito le persone ma hanno contribuito a un sensibile miglioramento delle competenze. Altro punto fondamentale la diagnostica IoT che per Snam vuol dire 53 turbi compressori equipaggiati con sensoristica e connessi con fibra ottica o 5G che hanno permesso di monitorare con puntualità le infrastrutture ricavando circa 1,2 miliardi di dati al giorno; informazioni che hanno notevolmente migliorato i processi predittivi rispetto a manutenzione ed eventuali rotture. Esempio di grande rilevanza il monitoraggio in zone a rischio idrogeologico, con pipeline equipaggiate in grado di registrare anche piccoli scostamenti del terreno. La presidente De Virgiliis ha dunque ricordato che la rete Snam è monitorata da una control room centrale gestita da personale qualificato, messo nelle condizioni di operare con una pianificazione spinta e intervenire in tempo reale a fronte di criticità rilevate; con molti più dati ricevuti tradotti con strumenti sofisticati in informazioni qualitative, utili per gestione e programmazione.
Un accenno anche al tema della “condivisione dati provenienti da più fonti”, che certamente impatta sulle attività di Snam impegnata in tre macro ambiti: residenziale, termoelettrico e industriale. Convergenza a cui in futuro potrebbe aggiungersi il sector coupling per la produzione di idrogeno con uno scambio dati tra Snam e Terna. Infine, un accenno al mercato del gas, con difficili previsioni soprattutto per il settore industriale nonostante gli strumenti di analisi a disposizione, per un panorama velocemente e notevolmente cambiato.
Altro testimonial di rilievo Gianni Vittorio Armani, AD Gruppo Iren, che ha portato qualche esempio di digitalizzazione partendo dai 13 miliardi di euro al 2030 d’investimenti, di cui 600 milioni riguarderanno la digitalizzazione in parti uguali nei processi legati a gestione clienti e gestione degli asset. Un Gruppo che difficilmente incontra direttamente i clienti (che hanno contatti con le società di vendita) pur contando su circa 3 milioni di contratti su più ambiti, dove la digitalizzazione richiede (aspetto interessante) un investimento coordinato con le infrastrutture. Ottimizzare i processi, per esempio sulla filiera rifiuti, significa unire i clienti al lavoro delle squadre, delle flotte diffuse in grado di comporre una catena collaborativa; dove mettendo intelligenza sul cassonetto si può pesare la tipologia dei rifiuti arrivando a una tariffazione differenziata per cliente. Il tema della condivisione dei dati è naturalmente centrale anche per Iren, per la possibilità di creare servizi ad hoc in base ai dati che arrivano dai più fonti, soprattutto quando si parla di contesti urbani e si potrebbero erogare servizi sulla base di comportamenti collettivi. Su questo punto non è ancora chiaro se i dati genereranno business attraverso la creazione di servizi Smart City, “la killer application ancora non c’è” ha sottolineato Armani. Ma se si hanno informazioni rilevanti (che non siano dati sensibili) si potrebbero affidare in concessione a un soggetto pubblico o privato per trasformarle in valore; ma non c’è ancora una soluzione ideale e, soprattutto, mancano standard di riferimento, che non potranno esser decisi dalle utility naturalmente. Il dato più distribuito è oggi quello proveniente dalle telecamere ma la modalità di scambio dati già analizzati è tutta da costruire.
Rimangono un problema le competenze ha ribadito l’AD di Iren, con un mercato del lavoro che ha difficoltà nel trattenere i dipendenti, soprattutto quando investono sulle proprie professionalità in settori d’avanguardia. Significativo l’esempio della Cyber Security: due anni fa quando Iren ha subito un attacco hacker il tema delle competenze è uscito in tutta la sua gravità; il Paese in questo senso deve favorire le collaborazioni e creare una rete di competenze in tal senso potrebbe davvero costituire una via importante. Da questo punto di vista, e secondo una prospettiva di lungo termine, le strutture d’istruzione andrebbero decisamente potenziate. I PC nelle scuole USA entrarono in modo massivo nel 1995 e certamente oggi se ne colgono tutti i benefici.
Abbiamo raccolto infine le dichiarazioni di Stefano Pareglio, Presidente Fondazione Utilitatis, che ha sottolineato come le Utility siano sempre più attente al tema digitalizzazione e in termini di utilizzo dell’IT vengano subito dopo il sistema bancario. Con attività fortemente legate al territorio, strutture industriali dalle professionalità solide, in grado di contribuire al miglioramento dell’ambiente abilitando al tempo stesso il sistema economico e sociale. Difficile trovare e sostituire competenze professionali si è detto, un tema certamente sempre più rilevante. Le analisi a disposizione parlano di una maggior attenzione alla decarbonizzazione rispetto alla digitalizzazione da parte delle utility, ma è ormai chiaro come i due ambiti siano fortemente collegati; così come sugli asset non si tratta solo di fare efficienza ma di pensare a una nuova gerarchia delle reti.