Il Coordinamento Confservizi Nord Italia protagonista a Ecomondo 2023 all’interno dello spazio Smart Utility Hub, gestito in stretta collaborazione con Fonservizi e Utilitalia
Intervista a Giuseppe Viola, Direttore Generale Confservizi Cispel Lombardia
Il mondo delle utility diventa sempre più hub d’innovazione, con un ruolo centrale nel rapporto con Pubbliche Amministrazioni, imprese e cittadini. Questo rappresenta un’opportunità di crescita per le aziende e i territori di riferimento, chiamati ad affrontare quotidianamente nuove sfide.
Certamente! Abbiamo attraversato una pandemia e affrontato una crisi energetica, anni estremamente complicati in cui le imprese del servizio pubblico hanno saputo reagire con estrema prontezza e tempestività. Le utility che rappresentiamo sono state un interlocutore attento ai bisogni dei cittadini e un punto di riferimento per le organizzazioni d’impresa. Il Covid è riuscito a mettere in luce competenze e capacità operative forse non così palesi a tutti, elementi su cui intendiamo continuare a lavorare. Ci sentiamo infatti investiti, forse ancor più di prima, di una forte responsabilità.
Quando si amministra un’impresa di servizi orientati al bene pubblico ci si rende conto che non è importante solo fare e fare bene, si è parte di un contesto più grande, di una società allargata in cui l’elemento formativo diventa un punto cardine per crescere.
Per questo come Confservizi abbiamo da poco, tra le altre iniziative, lanciato un Albo delle Competenzeper coloro che intendono amministrare aziende pubbliche; si tratta di un percorso formativo caratterizzato dall’apprendimento di specifiche procedure che parte da un’assunzione di responsabilità: gestire imprese pubbliche deve elevare al massimo la tensione etica e professionale di chi si assume questo compito. Credo sia questa la chiave su cui lavorare, soprattutto in prospettiva.
Sempre nell’ottica di preparare i manager del futuro per le nostre imprese pubbliche stiamo organizzando, in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano, la seconda edizione del Master di primo livello sui servizi pubblici locali. Si tratta di un percorso formativo, unico nel suo genere, che permette di acquisire le competenze necessarie per formare le nuove classi dirigenti. E’ rivolto in particolare a persone che già fanno parte di un’utility e decidono intraprendere un processo di crescita e confronto che vada oltre la formazione tecnica tradizionale, oggi non più sufficiente.
Il livello di competenze richiesto a una classe dirigente evoluta presenta sempre più un carattere multidisciplinare, spaziando da tematiche di governance allo sviluppo tecnologico. Quanto tutto questo viene favorito dalla capacità delle vostre utility di lavorare in rete e scambiarvi esperienze e informazioni?
Direi innanzitutto che la prima componente, da non trascurare mai, è quella personale. Sicuramente essere attenti ai cambiamenti e curiosi porta a un’apertura mentale che consente di andare oltre la quotidianità, anche se inevitabilmente in alcune situazioni è più complesso riuscire a guardare oltre il problema con cui ci si rapporta nell’immediato. Qui entrano in gioco le competenze e le relazioni.
Le organizzazioni di categoria, che si muovono all’interno di un sistema e quindi di una rete, soprattutto in momenti di difficoltà consentono un continuo scambio e aggiornamento su buone pratiche, processi e anche visioni. Quando un’azienda compie un passo in avanti è uno step positivo per tutte le altre, l’introduzione di processi innovativi porta benefici a tutto il sistema di imprese pubbliche che si occupano di servizi.
Ognuno deve esser consapevole del fatto che la propria professionalità non è più sufficiente, e che operare in rete è indispensabile. I giovani di talento oggi aspirano a non chiudersi più all’interno di una singola realtà, ma vogliono trovare spazi in aziende che offrano ampie prospettive di sviluppo. Questo nuovo posizionamento delle utility, di aziende trasversali a più ambiti e capaci di lavorare in rete, favorisce per natura questa dinamica creando sinergie tra persone e settori, in una dimensione regionale, sovraregionale e anche nazionale.
Confservizi Lombardia è stata promotrice in questi anni delle Water Alliance e Green Alliance regionali; al tempo stesso si è posta come soggetto di riferimento per il Coordinamento Confservizi Nord Italia. Operazioni in controtendenza, data la riluttanza a lavorare in rete nel nostro Paese. Come si stanno evolvendo queste esperienze?
Abbiamo sempre sostenuto in Associazione una visione di sistema. Il senso della Water Alliance e della Green Alliance è proprio questo: creare reti di imprese, giuridicamente riconosciute, in grado di progettare e gestire progetti di dimensioni industriali in stretta sinergia; attività congiunte in cui ognuno, pur mantenendo la propria specificità e il proprio livello di protagonismo in ambito territoriale, locale, è in grado di affrontare processi e sfide a livello industriale, più forti ed efficienti, anche a livello economico.
Con questo spirito è nato anche il Coordinamento Confservizi Nord Italia che ci ha permesso di affrontare necessità più ampie rispetto a un perimetro regionale, e ha aperto un confronto decisamente proficuo che attraversa e unisce Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Convinti che questa unione non solo porti ad un reciproco sostegno su più ambiti, ma sia stimolante incubatore di nuove idee e proposte, abbiamo deciso di partecipare insieme ad Ecomondo 2023, dimostrando come un territorio estremamente industrializzato come il Nord Italia sia in grado di generare valore condiviso.
La vostra iniziativa si declina su aree decisamente disomogenee. Anche per questo le esperienze che maturerete potrebbero esser utili anche ad altre zone del Paese, pensiamo in particolare al Sud.
La nostra missione in primis è far crescere in modo armonico il territorio della nostra Regione e, in seconda battuta, aprirci alle Confservizi che condividono con noi il progetto Nord Italia.
Siamo chiamati a dare risposte comuni ai bisogni dei cittadini su un territorio eterogeneo che spazia dalla metropoli ai piccoli centri più periferici, tendendo ad alzare, costantemente e per tutti, gli standard qualitativi.
La cifra distintiva della nostra Associazione rimane comunque sempre l’apertura, lo sguardo oltre. Guardiamo con interesse reti e relazioni anche oltre i confini del Progetto Nord Italia, coltivando rapporti e l’opportunità di costruire una rete simile alla nostra anche nei territori del Mezzogiorno…
Credo però che sia indispensabile una presa di coscienza e di responsabilità da parte delle regioni del Sud Italia. Per dare il via ad un reale processo di cambiamento in alcune aree critiche serve soprattutto una forte determinazione iniziale di chi opera sul territorio!
Lavorare in rete crea le condizioni di partecipare a bandi per finanziamenti nazionali o europei secondo principi e con metodologie di coprogettazione. Si tratta di un obiettivo che il Coordinamento si è dato?
Io penso che la modalità di reperimento delle risorse da integrare a quelle regolate dall’Autorità nazionale sia senza dubbio un argomento di interesse comune a cui guardiamo con grande attenzione.
E credo che si potrà farlo ancora meglio operando su una scala territoriale più ampia, se continueremo a lavorare per rafforzare e migliorare la nostra capacità di progettare insieme.
Pensiamo ad esempio al PNRR, molte delle nostre aziende sono state in grado di ottenere finanziamenti sia nell’ambito idrico che ambientale grazie alla loro capacità e capacità di risposta. Sono convinto che rafforzare il lavoro di rete ci darà ulteriori vantaggi anche da questo punto di vista.