Il momento storico parla in modo chiaro di un aumento dello stress idrico e di fenomeni siccitosi minacciando la disponibilità della risorsa idrica. Il riuso delle acque reflue depurate a scopi produttivi, agricoli e civili diversi dal consumo fornisce un contributo fondamentale per la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti.
A questo proposito negli stati dell’Unione Europea è entrato in vigore il 26 giugno scorso il nuovo Regolamento che definisce per la prima volta i requisiti minimi per l’utilizzo in ambito irriguo delle acque di recupero. A fronte del provvedimento il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica (MASE) ha posto in consultazione pubblica il 3 marzo 2023 il DPR che armonizza la disciplina nazionale con quella europea sul riutilizzo delle acque reflue urbane depurate e affinate per diversi usi: irriguo, industriale, civile, e ambientale.
Il recepimento a livello nazionale del Regolamento europeo descrive e valuta i principali elementi della gestione dei rischi e le relative misure di prevenzione e barriere individuando i ruoli e le responsabilità dei gestori e degli utilizzatori finali; inoltre fornisce la lista minima di inquinanti specifici o persistenti da considerare prioritariamente nella valutazione del rischio e nelle prescrizioni di controllo di pesticidi, antibiotici, metaboliti e altri contaminanti emergenti.
Il 20 luglio approfondiremo il tema con Laboratorio Ref Ricerche – autore di un Paper uscito pochi giorni fa – e un gruppo di esperti provenienti in particolare dal mondo utility.
Si parlerà di assetto normativo e tecnologie disponibili a garantire un riuso che minimizzi i potenziali rischi; e di schema tariffario, oggi assente, che permetta il recupero integrale dei costi per i progetti di riutilizzo di acqua depurata.
Il prezzo dell’acqua di riuso infatti dovrà riflettere i costi sia di investimento che di esercizio dei diversi trattamenti che le acque reflue devono subire per raggiungere la qualità richiesta per l’utilizzo finale.
Il primo passo per migliorare l’applicazione del criterio del full cost recovery è identificare le barriere che impediscono di stabilire tariffe più elevate per il riutilizzo dell’acqua; con un’accettazione diffusa del principio “chi inquina (consuma) paga”, condiviso da Arera e sostanzialmente accolto dagli utenti civili allacciati al servizio idrico integrato, ma poco diffuso nel settore industriale e agricolo.
Programma Webinar. Invitati a partecipare
11.00-11.30 Apertura lavori e Key Note Speech
Samir Traini, Partner Laboratorio REF Ricerche
Francesco Fatone, Università Politecnica delle Marche – WEE LAB
11.30-12.15 Tavola rotonda Utility
Nicola Tselikas, Responsabile Area Depurazione Acquedotto Pugliese
Furlotti Stefano, Responsabile Amministrazione Controllo e Regolazione Padania Acque
Marco Blazina, Responsabile Depurazione Tutela Ambientale e Impianti Acque Reflue Divisione Servizio Idrico MM
Giovanni Vargiu, Responsabile Settore Waste Gruppo CAP
Salvatore Masi, Università degli Studi della Basilicata – Acquedotto Lucano –
12.15-12.45 Acqua, Idrogeno e Agricoltura
Lorenzo Privitera A2A Hydrogen Head Hydrogen Unit Gruppo A2A – Board Member H2IT
Pierluigi Romiti, Direttore area Comunicazione Marketing e Commerciale IBF Servizi
12.45-13.00 Il punto di vista del Regolatore
Elena Gallo, Vice Direttore – Direzione Sistemi Idrici Arera